Tutte le cose hanno un inizio ed una fine, non era un concetto così logicamente irraggiungibile, dopo la fine di un anno scolastico era pur sempre giusto concedere una generosa estate per riposarsi, e dedicarsi allo svago. In definitiva non per tutti il sapere era un diletto, eppure anche l'estate doveva per forza di cose avere una sua naturale conclusione, se così non fosse stato ben presto avrebbe perso quel gran pregio che andava avendo da parecchi secoli. Il tramonto del giorno prima, dorato e circonfuso dai colori più belli che potesse avere, rosso ed oro, aveva concluso la pausa estiva. Quella mattina tutto aveva ripreso la sua normale routine, probabilmente non molti ne sarebbero stati entusiasti, ed ancora meno si sarebbero svegliati smaniosi di ricominciare le lezioni, eppure così doveva essere, l'apprendere quando si era giovani veniva visto come un qualcosa da evitare, ostile al resto, nemico dello svago. Quando l'età iniziava a sentirsi, invece, lo studio diventava un diletto, un vecchio amico dimenticato, il cui piacere era stato orbato, il cui ricordo non era dei migliori, ma che quasi con stupore si riscontrava quanto non fosse veritiero. Ci si era sbagliati, clamorosamente, anni prima, quando si era preferito tutt'altro.
Dalle alte e strette finestre della vasta stanza entrava la calda luce del sole, che inondava la stanza, riflettendosi sulle lastre del pavimento di pietra, o sul legno dei banchi, lucidati e ben riordinati, tutto era come se lo ricordava. Stare ad Hogwarts era come stare fuori dalla realtà, una dimensione alternativa, atemporale, ciò che accadeva nel mondo circostante, pur grande o incredibile che fosse, non riusciva ad intaccare profondamente il ritmo che aveva ormai assunto quel castello. L'unica costante rimaneva tramandare il sapere, esimi professori si alternavano nell'insegnamento di quelle antiche arti, potentissimi presidi si passavano il testimone dalla sua stessa fondazione, i princìpi fondanti innumerevoli e ampi, ma mai mutati, incorruttibili nel tempo e nei costumi.
Il professore invece era già seduto in cattedra, in attesa del suono della campana. La giornata scolastica non era ancora cominciata. Consultava gli innumerevoli antichi codici miniati che erano sparsi sull'ampia cattedra, il naso immerso nelle pagine ingiallite, il viso sereno e tranquillo, prendeva appunti su di un grosso quaderno rilegato in pelle, e di tanto in tanto alzava la testa, scrutando fuori dalla porta dell'aula, aperta.
Era la prima lezione dell'anno, per tutti gli studenti che frequentavano il corso di Storia della Magia, solo per quella volta, voleva fare quattro chiacchiere con tutti. Prima di iniziare il vero lavoro.